da Infermiera Valentina Nardone | 25 Gen, 2024 | Notizie e Divulgazione
L’automonitoraggio glicemico è uno strumento fondamentale che aiuta le persone affette da diabete a gestire la propria malattia. Attraverso la semplice misurazione della glicemia fatta in momenti diversi della giornata, è possibile avere le indicazioni necessarie per l’aggiustamento della terapia farmacologica o per le modifiche da apportare alla dieta e all’attività fisica. Tuttavia, molto pazienti commettono errori durante la misurazione della glicemia capillare, che possono compromettere l’accuratezza del risultato. È da sottolineare che l’affidabilità dei valori glicemici ottenuti tramite glucometro dipende dalla sua accuratezza analitica e dall’addestramento della persona diabetica o del famigliare all’uso corretto dello strumento, al fine di evitare errori che comprometterebbero il risultato del test.
Errori nel controllo della glicemia
- Mancanza di igiene delle mani: Il lavaggio accurato delle mani è essenziale prima di effettuare il test della glicemia. Le mani sporche possono contaminare il campione di sangue e alterare i risultati. Inoltre, è importante utilizzare la seconda goccia di sangue per il test, in quanto la prima può essere influenzata dalla pulizia della pelle.
- Uso ripetuto dello stesso dito: L’uso continuo dello stesso dito per l’autocontrollo può portare alla formazione di calli, che possono rendere difficile l’ottenimento di un campione di sangue adeguato. Pertanto, è consigliabile alternare le dita utilizzate per il test, se si ottiene poco sangue dal sito di puntura non schiacciare poiché in questo caso fuoriesce acqua tissutale che diluisce il sangue falsando il risultato.
- Riutilizzo dell’ago e delle strisce di test: Molti pazienti usano lo stesso ago più volte, aumentando il rischio di infezioni. Le strisce di test scadute o mal conservate possono anche compromettere l’accuratezza dei risultati. È importante conservare le strisce di test in un luogo asciutto e lontano dal calore.
- Utilizzo di più glucometri: è sbagliato confrontare fra loro diversi sistemi per l’automonitoraggio della glicemia; tale confronto non dice nulla sulla precisione di un determinato strumento poiché ogniuno varia in base alla rispettiva tecnologia. Alcuni glucometri possono meno sensibili ad eventuali interferenze, alterando i valori della glicemia misurata.
Affidarsi ad un unico strumento è la soluzione migliore, tale scelta deve basarsi sulle certificazioni ISO 15197, che definisce i requisiti di precisione e accuratezza dei glucometri; inoltre, è consigliato verificare l’affidabilità del glucometro tramite l’ausilio di una soluzione di controllo.
In conclusione, un accurato autocontrollo della glicemia e un glucometro affidabile, sono fondamentali per una gestione ottimale della patologia: “più si conosce il proprio diabete nei dettagli più si impara a gestirlo”.
da Dott. Raffaele Scalpone | 25 Gen, 2024 | Approfondimenti, Notizie e Divulgazione
L’associazionismo nel diabete è da decenni un elemento essenziale della vita di chi ha il diabete e di chi gli sta vicino. In Italia abbiamo storicamente assistito allo svilupparsi di un notevole numero di associazioni che hanno coinvolto pazienti, familiari, medici: organizzazioni che, con la loro assidua opera di volontariato, hanno dato un decisivo contributo al miglioramento della condizione delle persone con diabete. Occupandosi di tutti: dai bambini con diabete di tipo 1 sino agli anziani fragili con diabete di tipo 2.
L’associazionismo nel diabete ha avuto un ruolo storico essenziale e presta tuttora quotidianamente, da decenni, una preziosa opera di volontariato per migliorare la condizione dei diabetici. Il “Manifesto dei diritti e dei doveri della persona con diabete” indica principi, valori e obiettivi di una attività la cui importanza continua a crescere.
Il lavoro delle associazioni ha avuto storicamente meriti fondamentali: basta ricordare in proposito la lunga battaglia che ha portato all’approvazione della Legge 115 del 1987, dedicata specificamente alla patologia diabetica. Il loro ruolo è inoltre esplicitamente sottolineato dal Piano nazionale sulla malattia diabetica del 2013.
Le associazioni di volontariato, presenti in tutto il territorio nazionale, sono sia un interlocutore riconosciuto delle istituzioni sia una risorsa fondamentale per offrire ai pazienti e ai loro familiari servizi, informazione, educazione sanitaria, occasioni di incontro e condivisione tra persone che vivono la medesima condizione, sostegno e supporto, specialmente là dove il settore pubblico non riesce ad arrivare. Naturalmente, si tratta di un lavoro che non si ferma mai, sia perché i problemi nella sanità italiana (e quindi anche nell’ambito del diabete) sono tanti, sia perché non sempre le istituzioni ascoltano con attenzione e le associazioni devono continuamente insistere per farsi sentire.
L’associazionismo nel diabete è dunque un bene prezioso, che ha molto a che vedere con il diritto della persona con diabete di avere una buona vita in termini di cure, assistenza e inserimento sociale.
Un importante documento, il “Manifesto dei diritti e dei doveri della persona con diabete” (del quale vi abbiamo parlato più ampiamente qui), ha voluto fissare i principi che devono stare alla base dell’opera di volontariato che caratterizza l’associazionismo nel diabete e che più sotto riproduciamo.
Emanuela Baio (Comitato per i diritti della persona con diabete): “il Manifesto dei diritti e doveri della persona con diabete è uno strumento di dialogo imprescindibile con le istituzioni, per orientare le loro azioni e per stabilire le priorità di un dialogo con le associazioni dei pazienti quali portatori di questi diritti”.
Il Manifesto è un testo autorevole, promosso nel 2009 da Diabete Italia, Comitato per i diritti della persona con diabete e Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation, firmato dalle associazioni di persone con diabete Agd Italia, Aid, Aniad, Ardi, Diabete Forum, Fand, Fdg, SOStegno70, e che ha coinvolto le società scientifiche di diabetologia (Amd e Sid), la organizzazione Osdi (Operatori sanitari In diabetologia) e Cittadinanzattiva.
Periodicamente aggiornato (anche nel 2019, con il contributo di Diabete Italia, Fand, Fdg, Aniad, Aid, Agd Italia, Diabete Forum, Ardi Italia, Clad Lombardia, SOStegno 70, Federdiabete Lazio, Cittadinanzattiva, Ministero della Salute, Federazione Diabete Toscana, Comitato nazionale per i diritti della persona con diabete) è un documento base che dà giusto e particolare rilievo al ruolo dell’associazionismo nel diabete.
Come afferma Emanuela Baio, presidente del Comitato per i diritti della persona con diabete, “il Manifesto dei diritti e doveri della persona con diabete è ancora oggi uno strumento di dialogo imprescindibile con le istituzioni, per orientare le loro azioni e per stabilire le priorità di un dialogo con le associazioni dei pazienti, quali portatori di questi diritti”.
Aggiunge Rita Stara, vicepresidente di Diabete Italia: “il Manifesto rappresenta uno strumento di advocacy contemporaneamente identitario per tutte le associazioni di volontariato che operano nel mondo del diabete”.
Una sezione del Manifesto è quindi espressamente dedicata all’associazionismo nel diabete (“Associazionismo responsabile”) ed enuncia principi, criteri, valori, obiettivi a cui un’opera di volontariato correttamente intesa deve fare riferimento per essere utile sia ai soggetti che rappresenta direttamente sia al resto della società. Vediamo i punti sottolineati dal Manifesto, che riguardano non soltanto i compiti delle associazioni, ma anche quelli dei loro interlocutori istituzionali e sociali.
I principi dell’associazionismo responsabile, secondo il “Manifesto dei diritti e dei doveri della persona con diabete”; L’associazionismo volontario no profit nel campo del diabete in Italia in passato ha contribuito a raggiungere traguardi di assoluto rilievo, come ad esempio l’approvazione della legge di iniziativa popolare 115/87 e la Dichiarazione di Saint Vincent. Il raggiungimento di risultati legislativi e regolatori, a livello internazionale, nazionale e locale, appare condizione qualificante dell’azione delle associazioni impegnate a promuovere il diabete quale area prioritaria di intervento. Appare altrettanto insostituibile il ruolo di collegamento esercitato dalle associazioni tra il sistema sanitario, le persone con diabete, i familiari e la società.
Occorre pertanto, considerare l’associazionismo una risorsa e una componente importante nelle strategie di tutela della persona con diabete, facilitando, di conseguenza, la collaborazione tra le associazioni, le organizzazioni di cittadinanza, le istituzioni e la comunità scientifica. Prevedere la formazione certificata e l’accreditamento specifico delle associazioni di volontariato delle persone con diabete e loro familiari e delle associazioni civiche in linea con le politiche nazionali sulla salute. Considerare l’associazionismo e le organizzazioni civiche, attraverso persone formate allo scopo, di diversa provenienza etnica e culturale, quale parte attiva nei percorsi di informazione e formazione su diritti e tutela sociale delle persone con diabete.
Avvalersi della collaborazione delle associazioni di volontariato delle persone con diabete e loro familiari e delle organizzazioni civiche nelle attività di prevenzione del diabete. Sostenere l’azione di volontariato attraverso strumenti legislativi e regolatori. Definire un codice etico di autoregolamentazione e delle caratteristiche comuni che costituiscano un modello di riferimento per le associazioni.
Valorizzare nei rapporti tra operatore sanitario e persona con diabete e suoi familiari l’attività delle associazioni, consigliando di partecipare alla vita associativa. Rendere l’associazionismo garante del rispetto di un modello di cura che ponga la persona con diabete, con i suoi desideri, bisogni, valori e la sua situazione familiare e sociale (oltre che per le sue necessità cliniche), al centro delle scelte mediche in modo da superare eventuali barriere a un’assistenza corretta, efficace e condivisa. Stimolare l’aggregazione a livello regionale di federazioni delle associazioni di volontariato al fine di costituire un interlocutore univoco nei rapporti con le istituzioni.