Problemi Odontoiatrici nei Soggetti Diabetici

Problemi Odontoiatrici nei Soggetti Diabetici

La correlazione tra problemi odontoiatrici e diabete è forte, con il diabete che non solo aumenta il rischio di problemi dentali ma è anche influenzato dalle condizioni di salute orale. Questo articolo esplora come il diabete influisce sulla salute orale e viceversa, evidenziando l’importanza di una gestione integrata di entrambe le condizioni.

I soggetti diabetici mostrano una prevalenza maggiore di malattie parodontali rispetto alla popolazione generale, un rischio che aumenta proporzionalmente al grado di controllo glicemico. La gengivite e la parodontite sono particolarmente comuni, con studi che indicano come un controllo glicemico inadeguato possa esacerbare l’infiammazione gengivale e la suscettibilità alle infezioni.

Effetti del Diabete sulla Salute Orale

  1. Gengivite e Parodontite: I soggetti diabetici sono più suscettibili alle infezioni, comprese quelle che colpiscono le gengive. Il diabete può ridurre il flusso sanguigno alle gengive, compromettendo la capacità del corpo di combattere le infezioni. Questo può portare a gengivite, una forma lieve di malattia gengivale, che può progredire in parodontite, una condizione molto più grave che può portare alla perdita dei denti.
  2. Xerostomia (Bocca Secca): Il diabete può ridurre la produzione di saliva, portando a bocca secca. La saliva è fondamentale per rimuovere i residui di cibo e ridurre l’acidità orale, che protegge contro la carie dentale. La xerostomia aumenta il rischio di carie, infezioni orali, e può complicare il parlare e il mangiare.
  3. Infezioni Fungine: I soggetti diabetici hanno un rischio maggiore di sviluppare infezioni fungine in bocca, come la candidosi orale, a causa di livelli elevati di glucosio nella saliva che favoriscono la crescita di funghi.

Effetti dei Problemi Odontoiatrici sul Diabete

Dal punto di vista opposto, la presenza di gravi malattie parodontali può influire sul controllo del diabete. Le infezioni gengivali possono aumentare la resistenza all’insulina, complicando la gestione dei livelli di glucosio nel sangue.

  • Controllo Glicemico: La presenza di malattie gengivali severe può rendere più difficile il controllo dei livelli di zucchero nel sangue. Le infezioni gengivali possono aumentare la resistenza all’insulina e, di conseguenza, influenzare negativamente il controllo glicemico.
  • Rischio di Complicanze: Le malattie orali non trattate possono aumentare il rischio di complicanze legate al diabete, come malattie cardiovascolari e renali, poiché l’infiammazione e le infezioni possono influenzare altri sistemi corporei.

Gestione Integrata

La gestione della salute orale è una componente critica della gestione complessiva del diabete. Soggetti con diabete dovrebbero:

  • Effettuare Controlli Regolari: Visitare il dentista almeno due volte all’anno per controlli e pulizie può aiutare a prevenire problemi orali o a identificarli precocemente.
  • Mantenere Buone Pratiche di Igiene Orale: Spazzolare i denti due volte al giorno, usare il filo interdentale quotidianamente e utilizzare collutori antibatterici può ridurre il rischio di problemi odontoiatrici.
  • Monitorare i Livelli di Glucosio: Mantenere i livelli di zucchero nel sangue entro i limiti raccomandati può ridurre il rischio di infezioni orali e migliorare la guarigione.

La salute orale e il controllo del diabete sono strettamente interconnessi. Una gestione efficace di entrambe le condizioni richiede un approccio olistico che comprende cure mediche regolari, buone pratiche di igiene orale e un’attenta monitorizzazione dei livelli di glucosio nel sangue. L’interazione tra professionisti della salute orale e medici è essenziale per fornire una cura completa ai soggetti diabetici, migliorando la loro qualità di vita e prevenendo complicanze gravi.

Riferimenti

Europe PMC – Oral Health and Diabetes

Science Direct – Oral Health and Type 2 Diabetes

American Diabetes Association – Oral Health

Science Direct – Periodontal disease and diabetes: A two-way street

L’ASSOCIAZIONISMO NEL DIABETE: UN BENE PREZIOSO

L’ASSOCIAZIONISMO NEL DIABETE: UN BENE PREZIOSO

L’associazionismo nel diabete è da decenni un elemento essenziale della vita di chi ha il diabete e di chi gli sta vicino. In Italia abbiamo storicamente assistito allo svilupparsi di un notevole numero di associazioni che hanno coinvolto pazienti, familiari, medici: organizzazioni che, con la loro assidua opera di volontariato, hanno dato un decisivo contributo al miglioramento della condizione delle persone con diabete. Occupandosi di tutti: dai bambini con diabete di tipo 1 sino agli anziani fragili con diabete di tipo 2.

L’associazionismo nel diabete ha avuto un ruolo storico essenziale e presta tuttora quotidianamente, da decenni, una preziosa opera di volontariato per migliorare la condizione dei diabetici. Il “Manifesto dei diritti e dei doveri della persona con diabete” indica principi, valori e obiettivi di una attività la cui importanza continua a crescere.

Il lavoro delle associazioni ha avuto storicamente meriti fondamentali: basta ricordare in proposito la lunga battaglia che ha portato all’approvazione della Legge 115 del 1987, dedicata specificamente alla patologia diabetica. Il loro ruolo è inoltre esplicitamente sottolineato dal Piano nazionale sulla malattia diabetica del 2013.

Le associazioni di volontariato, presenti in tutto il territorio nazionale, sono sia un interlocutore riconosciuto delle istituzioni sia una risorsa fondamentale per offrire ai pazienti e ai loro familiari servizi, informazione, educazione sanitaria, occasioni di incontro e condivisione tra persone che vivono la medesima condizione, sostegno e supporto, specialmente là dove il settore pubblico non riesce ad arrivare. Naturalmente, si tratta di un lavoro che non si ferma mai, sia perché i problemi nella sanità italiana (e quindi anche nell’ambito del diabete) sono tanti, sia perché non sempre le istituzioni ascoltano con attenzione e le associazioni devono continuamente insistere per farsi sentire.

L’associazionismo nel diabete è dunque un bene prezioso, che ha molto a che vedere con il diritto della persona con diabete di avere una buona vita in termini di cure, assistenza e inserimento sociale.

Un importante documento, il “Manifesto dei diritti e dei doveri della persona con diabete” (del quale vi abbiamo parlato più ampiamente qui), ha voluto fissare i principi che devono stare alla base dell’opera di volontariato che caratterizza l’associazionismo nel diabete e che più sotto riproduciamo.

Emanuela Baio (Comitato per i diritti della persona con diabete): “il Manifesto dei diritti e doveri della persona con diabete è uno strumento di dialogo imprescindibile con le istituzioni, per orientare le loro azioni e per stabilire le priorità di un dialogo con le associazioni dei pazienti quali portatori di questi diritti”.

Il Manifesto è un testo autorevole, promosso nel 2009 da Diabete Italia, Comitato per i diritti della persona con diabete e Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation, firmato dalle associazioni di persone con diabete Agd Italia, Aid, Aniad, Ardi, Diabete Forum, Fand, Fdg, SOStegno70, e che ha coinvolto le società scientifiche di diabetologia (Amd e Sid), la organizzazione Osdi (Operatori sanitari In diabetologia) e Cittadinanzattiva.

Periodicamente aggiornato (anche nel 2019, con il contributo di Diabete Italia, Fand, Fdg, Aniad, Aid, Agd Italia, Diabete Forum, Ardi Italia, Clad Lombardia, SOStegno 70, Federdiabete Lazio, Cittadinanzattiva, Ministero della Salute, Federazione Diabete Toscana, Comitato nazionale per i diritti della persona con diabete) è un documento base che dà giusto e particolare rilievo al ruolo dell’associazionismo nel diabete.

Come afferma Emanuela Baio, presidente del Comitato per i diritti della persona con diabete, “il Manifesto dei diritti e doveri della persona con diabete è ancora oggi uno strumento di dialogo imprescindibile con le istituzioni, per orientare le loro azioni e per stabilire le priorità di un dialogo con le associazioni dei pazienti, quali portatori di questi diritti”.

Aggiunge Rita Stara, vicepresidente di Diabete Italia: “il Manifesto rappresenta uno strumento di advocacy contemporaneamente identitario per tutte le associazioni di volontariato che operano nel mondo del diabete”.

Una sezione del Manifesto è quindi espressamente dedicata all’associazionismo nel diabete (“Associazionismo responsabile”) ed enuncia principi, criteri, valori, obiettivi a cui un’opera di volontariato correttamente intesa deve fare riferimento per essere utile sia ai soggetti che rappresenta direttamente sia al resto della società. Vediamo i punti sottolineati dal Manifesto, che riguardano non soltanto i compiti delle associazioni, ma anche quelli dei loro interlocutori istituzionali e sociali.

I principi dell’associazionismo responsabile, secondo il “Manifesto dei diritti e dei doveri della persona con diabete”; L’associazionismo volontario no profit nel campo del diabete in Italia in passato ha contribuito a raggiungere traguardi di assoluto rilievo, come ad esempio l’approvazione della legge di iniziativa popolare 115/87 e la Dichiarazione di Saint Vincent. Il raggiungimento di risultati legislativi e regolatori, a livello internazionale, nazionale e locale, appare condizione qualificante dell’azione delle associazioni impegnate a promuovere il diabete quale area prioritaria di intervento. Appare altrettanto insostituibile il ruolo di collegamento esercitato dalle associazioni tra il sistema sanitario, le persone con diabete, i familiari e la società.

Occorre pertanto, considerare l’associazionismo una risorsa e una componente importante nelle strategie di tutela della persona con diabete, facilitando, di conseguenza, la collaborazione tra le associazioni, le organizzazioni di cittadinanza, le istituzioni e la comunità scientifica. Prevedere la formazione certificata e l’accreditamento specifico delle associazioni di volontariato delle persone con diabete e loro familiari e delle associazioni civiche in linea con le politiche nazionali sulla salute. Considerare l’associazionismo e le organizzazioni civiche, attraverso persone formate allo scopo, di diversa provenienza etnica e culturale, quale parte attiva nei percorsi di informazione e formazione su diritti e tutela sociale delle persone con diabete.

Avvalersi della collaborazione delle associazioni di volontariato delle persone con diabete e loro familiari e delle organizzazioni civiche nelle attività di prevenzione del diabete. Sostenere l’azione di volontariato attraverso strumenti legislativi e regolatori. Definire un codice etico di autoregolamentazione e delle caratteristiche comuni che costituiscano un modello di riferimento per le associazioni.

Valorizzare nei rapporti tra operatore sanitario e persona con diabete e suoi familiari l’attività delle associazioni, consigliando di partecipare alla vita associativa. Rendere l’associazionismo garante del rispetto di un modello di cura che ponga la persona con diabete, con i suoi desideri, bisogni, valori e la sua situazione familiare e sociale (oltre che per le sue necessità cliniche), al centro delle scelte mediche in modo da superare eventuali barriere a un’assistenza corretta, efficace e condivisa. Stimolare l’aggregazione a livello regionale di federazioni delle associazioni di volontariato al fine di costituire un interlocutore univoco nei rapporti con le istituzioni.

LA MODERNA TERAPIA DEL DIABETE TIPO 2

LA MODERNA TERAPIA DEL DIABETE TIPO 2

Il diabete tipo 2 è una delle patologie croniche più diffuse al mondo e in questi ultimi anni la sua gestione è cambiata in modo importante.  Fino a qualche anno fa, l’obiettivo del trattamento era fondamentalmente orientato verso il solo controllo della glicemia, oggi invece, grazie soprattutto ai nuovi farmaci che sono a disposizione del diabetologo, l’obiettivo del trattamento va oltre il controllo della glicemia e verso la protezione da tutte le complicanze del diabete. Oggi trattare il diabete di tipo 2 significa quindi avere sotto controllo oltre alla glicemia anche il rischio cardiovascolare e renale e l’eccesso di peso.

Viviamo una nuova era per il trattamento del diabete tipo 2 perché negli ultimi anni sono stati introdotti sul mercato alcuni farmaci (inibitori del SGLT-2 e i GLP1 agonisti recettoriali); farmaci nati originariamente per il controllo della glicemia ma che hanno dimostrato di essere efficaci nella prevenzione e protezione del danno cardiovascolare e renale.

Le nuove linee guida per la gestione del diabete tipo 2 italiane ed internazionali raccomandano che un paziente con diabete tipo 2 con un profilo di rischio cardiovascolare alto o molto alto o che abbia già avuto un evento cardiovascolare (il 25-30% delle persone con DT2 ha già avuto un evento cardiovascolare) debba essere trattato anche con un farmaco per il diabete che abbia dimostrato di avere caratteristiche di protezione cardiovascolare come per esempio un inibitore dell’ SGLT-2 o un agonista recettoriale del GLP-1. È importante la protezione cardiovascolare perché a parità di tutte le altre condizioni, un soggetto diabetico ha un rischio cardiovascolare doppio rispetto a un non diabetico se è un uomo e quadruplo se è una donna.

Gli inibitori di SGLT-2 hanno evidenze più forti relativamente alla protezione di ricoveri per scompenso cardiaco e alla protezione del danno renale. Gli agonisti del recettore GLP-1, sono un po’ più efficaci nella riduzione della glicemia e soprattutto riducono in modo importante il peso e sono inoltre capaci di prevenire complicanze cardiovascolari, in particolare rispetto alla prevenzione dell’ictus; Inoltre, stanno arrivando sul mercato nuove molecole come i doppi agonisti recettoriali (GIP/GLP1-RA) che hanno dimostrato di ridurre la glicemia ed il peso in modo molto significativo.

La riduzione del peso è molto importante perché l’obesità rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio cardiovascolare. Nel momento in cui si predispone una terapia per il diabete tipo 2 si dovrebbero privilegiare farmaci capaci di ridurre la glicemia ma di indurre anche un calo ponderale. Questo perché l’80-85% delle persone con diabete tipo 2 è in sovrappeso o con franca obesità, e quindi ridurre il peso in eccesso è uno degli obiettivi primari della terapia in questi soggetti.